Nel pacchetto possibile anche un restyling del tetto alla deducibilità dei contributi. Per il sottosegretario al ministero del Lavoro il rilancio dei fondi pensione è una priorità e spiega che il Governo vuole incentivare le aziende a colmare i ‘buchi’ contributivi dei giovani con carriere discontinue. 

Di Luisa Leone

 

Sottosegretario Durigon, come procede la riforma del sistema pensionistico? Dove potrebbe trovare spazio, in legge di Bilancio? 

Abbiamo iniziato il percorso con la precedente legge di Bilancio, quando abbiamo introdotto quota 41 con il paletto di 62 anni di età (Quota 103, ndr), che ha reso possibile a molte più persone di scegliere il ritiro anticipato rispetto al precedente sistema, Quota 102, che aveva un requisito minimo di 64 anni. Intanto, nei primi incontri abbiamo potuto farci un’idea delle piattaforme dei sindacati, che si dirigono molto su quello che noi vorremmo fare, quota 41. Ma il confronto entrerà nel vivo nel momento in cui saranno definite le potenzialità economiche che avremo a disposizione con la prossima legge di Bilancio. Per avere novità su questo punto dovremo aspettare i prossimi mesi ma comunque questo è un Governo di legislatura, avremo modo e tempo di portare a casa questa riforma, contiamo di fare passi in avanti già in questa Finanziaria ma credo che nel giro di pochi anni potremo avere una riforma strutturale. 

 

Si potrebbe andare verso una riconferma del sistema attuale per il 2024? Ovvero Quota 103?

Io spero anche di migliorare questa possibilità, vedremo in base alle coperture. 

 

Entriamo nel tema della previdenza complementare, cosa possiamo aspettarci?

Questo sarà un punto saliente di qualsiasi riforma si metterà in campo. Sappiamo che dal ‘96 in poi, con la riforma Dini, l’incidenza del sistema contributivo ha una valenza sempre maggiore rispetto al retributivo e dunque il rischio è di andare incontro a pensioni più fragili di quelle attuali. Per gestire al meglio questa situazione è necessario certamente potenziare il secondo pilastro previdenziale, la previdenza complementare appunto. Questo avrà la priorità anche rispetto a quello di cui parlavamo prima: i requisiti per l’uscita dal mondo del lavoro che, come accennato, rientrano in un obiettivo di legislatura. 

 

Tra le varie suggestioni circolate nei mesi passati si era parlato, per esempio, della possibilità di un aumento del limite di deducibilità fiscale, oggi fermo a 5.164 euro…

Sicuramente incentivare lavoratori e aziende ad aderire ai fondi pensione sarà un punto centrale e, in questo quadro, la deducibilità certo sarà un tema. Idee ce ne sono diverse e a breve dovremmo organizzare anche un tavolo di confronto con i rappresentanti dei fondi pensione. Quel che posso dire è che già con questa legge di Bilancio inizieremo a dare delle risposte a chi andrà in pensione più avanti, perché creare pensioni deboli, se non povere, potrebbe essere un dramma per il nostro Paese.

 

Si è discusso molto anche dell’idea di una pensione di garanzia per i giovani, guardano al primo pilastro, quello pubblico. State pensando a qualcosa di studiato appositamente per loro anche per la previdenza complementare?

Innanzitutto, i giovani devono credere nel loro sistema pensionistico e bisognerà dunque capire come dare loro delle risposte a riguardo anche in funzione di quello che è stato il mercato del lavoro fino a oggi. Perché oggi abbiamo giovani e meno giovani che hanno periodi di ‘non lavoro’ che portano anche a dei buchi contributivi sul fronte previdenziale. Su questo abbiamo intenzione di intervenire, magari dando anche la possibilità alle aziende di coprire le discontinuità previdenziali dei propri lavoratori. Oggi la possibilità che un datore di lavoro possa farlo direttamente, senza passare per il versamento al lavoratore dipendente, non c’è. Vogliamo capire come agevolare anche una simile possibilità.

 

Quindi sulla Previdenza complementare possiamo aspettarci qualche importante novità già da quest’anno?

Ribadisco che si tratta, a mio avviso, di una formula necessaria, per avere una visione che guardi più in là negli anni. Chi fa politica deve guardare anche alle prossime generazioni e le prossime generazioni oggi si possono aiutare soltanto potenziando, in qualsiasi modalità, la previdenza complementare.

 

State valutando anche un altro semestre di silenzio-assenso, come hanno più volte chiesto i sindacati?

Questo è certamente un tema ma si possono incentivare le adesioni anche in altri modi, e forse questo non è neanche il periodo migliore per una simile soluzione, perché con un’inflazione molto alta il Tfr viene ben rivalutato. Ad ogni modo dobbiamo far si che questa sensibilità non venga meno e che le aziende e i lavoratori facciano uso della previdenza complementare, perché quello sarà davvero un sostegno. 

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