Il Fondo nel 2022 ha investito 180 mln di euro nell’economia reale italiana. Ecco una panoramica sugli investimenti alternativi pensati per diversificare i portafogli finanziari

Per il Fondo pensione dei dirigenti d’industria italiani investire nell’economia del Paese è pensare due volte ai propri iscritti: direttamente per la ricerca di buoni rendimenti e della giusta diversificazione e indirettamente immettendo carburante nel motore produttivo dell’Italia. Il 2022 è stato un anno esemplare in questo senso, con 180 milioni di euro di risorse investite da Previndai in Fondi di investimento alternativi (Fia) con focus sulla Penisola. Più nello specifico, 115 milioni sono andatati al settore delle infrastrutture italiane mentre 75 milioni hanno riguardato il private equity sempre made in Italy. 

Complessivamente, a fine marzo di quest’anno il l’impegno finanziario (commitment, ndr) per gli investimenti in economia reale, italiana ed europea, è arrivato a 399 milioni di euro. Questi investimenti riguardano i portafogli dei comparti finanziari, Bilanciato e Sviluppo, e a oggi pesano per l’8,5% complessivo, con l’obiettivo programmato di arrivare al 10%. Di questo 10%, sempre in base alle previsioni, la metà dovrebbe essere puntata sull’Italia (vedere grafico a torta in pagina) e il resto appunto in Europa, nei settori del Private equity, direct landing, e infrastrutture. 

Nella prima tornata di investimenti, che risale al 2019, non era stato possibile, per la scarsità delle proposte sul mercato, arrivare a questa percentuale di investimenti nella Penisola e proprio per questo motivo lo scorso anno le operazioni si sono concentrate esclusivamente sull’Italia, spaziando però tra ambiti molto eterogeni: si va dal nuovo fondo di F2i per le infrastrutture sostenibili a un Fia dedicato a sostenere la crescita (anche all’estero) di una delle eccellenze del made in Italy: l’agroalimentare.  

D’altronde “non è possibile pensare al buon funzionamento di un fondo pensione senza guardarsi attorno. Senza pensare al funzionamento dell’industria, dell’impresa in generale, della società in cui viviamo. Se anche un fondo pensione avesse risultati ottimi ma l’economia del Paese fosse in grave difficoltà, non ci sarebbe infatti sistema previdenziale, pubblico o privato, che potrebbe reggere”, ha sottolineato il Presidente di Francesco Di Ciommo.  Previndai, dal canto suo, “prova a fare la sua parte investendo in Italia. Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo, come prevede la nostra politica di investimento, che non dimentica comunque certo la diversificazione, anche geografica, degli investimenti, per offrire ai nostri iscritti i migliori ritorni possibili”. Investire in strumenti alternativi, infatti, è uno dei modi che il Fondo ha per cercare di diversificare al massimo i portafogli finanziari, puntando anche su asset illiquidi che, nel medio-lungo periodo (che è l’orizzonte di investimento della previdenza complementare), sono in grado di generare ritorni più consistenti.

Attualmente è in corso una selezione per un nuovo significativo investimento nell’economia italiana, questa volta nel private equity, per un importo di circa 35 milioni di euro e nel corso dell’anno si prevedono anche nuove operazioni nel direct landing Ue. Per maggiori informazioni sui comparti Bilanciato e Sviluppo è possibile consultare questa pagina.

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