di Cesare Damiano, Presidente Associazione Lavoro&Welfare

 

“Secondo le nostre proiezioni – ha affermato, il 10 aprile, il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale Kristalina Georgieva – la crescita globale rimarrà intorno al 3% nei prossimi cinque anni, la nostra previsione di crescita a medio termine più bassa dal 1990 e ben al di sotto della media del 3,8% degli ultimi due decenni. Questo rende ancora più difficile ridurre la povertà, sanare le cicatrici economiche della crisi dovuta al Covid e fornire nuove e migliori opportunità a tutti.”

Questa sintesi lapidaria descrive il contesto globale nel quale in Italia si comincia a delineare il quadro di contenuto della prossima legge di Bilancio, mentre si attende l’avvio concreto del dibattito sulla riforma del sistema pensionistico.

Ed è in questa cornice che il ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, Marina Calderone, ha firmato il decreto che dà vita all’Osservatorio per il monitoraggio, la valutazione dell’impatto della spesa previdenziale e l’analisi delle politiche di revisione del sistema pensionistico. L’organismo valuterà l’incidenza della spesa previdenziale e presenterà ipotesi di revisione del sistema. Tra i compiti dell’Osservatorio c’è anche quello di valutare interventi per il rilancio del sistema della previdenza complementare.

Nei dati statistici diffusi dalla Covip alla fine di gennaio, relativi all’andamento del 2022, si vede come le adesioni ai fondi negoziali crescano, rispetto al 2021, del 10,1%, mentre i fondi aperti crescono del 6,1% e i Pip del 2,3%. La crescita nei fondi negoziali, spiega la Commissione, “continua a dipendere principalmente dall’apporto delle adesioni contrattuali (circa 200.000), ossia quelle basate sui contratti collettivi in essere che prevedono l’iscrizione automatica dei nuovi assunti dei settori di riferimento e il versamento di un contributo minimo a carico del datore di lavoro; quest’anno ha contribuito alla crescita delle posizioni in essere l’attivazione dell’adesione anche attraverso il meccanismo del silenzio-assenso per i neo-assunti del pubblico impiego (circa 80.000)”.

In relazione ai rendimenti, la Covip rileva che “nel 2022 i risultati delle forme complementari hanno risentito del calo dei corsi dei titoli azionari e del rialzo dei tassi di interesse nominali, che a sua volta determina il calo dei corsi dei titoli obbligazionari. I rendimenti netti sono pertanto risultati negativi e pari, in media tra tutti i comparti, a -9,8 e a -10,7%, rispettivamente, per fondi negoziali e fondi aperti; nei Pip di ramo III essi sono stati pari a -11,5%”.

Veniamo, dunque, da un anno che ha visto, da un lato, la previdenza complementare soffrire, come prevedibile, sul piano finanziario e, dall’altro, nel quale si è manifestata una moderata crescita delle adesioni, soprattutto dei lavoratori coperti da un contratto collettivo.

Pensiamo, dunque, che, nei ragionamenti di sistema, si debba metter mano a una strategia comune tra gli strumenti di welfare di primo e di secondo pilastro. Strategia che non può prescindere dalle necessità dei lavoratori fragili, categoria sempre in crescita: donne e giovani in particolare, che continuano ad essere più assenti, non solo dalla previdenza complementare, ma anche dal sistema di welfare in generale.

Pensiamo principalmente ai giovani del lavoro discontinuo e a coloro che sono entrati nel mondo del lavoro con il sistema contributivo, a partire dal 1996. I quali sono maggiormente soggetti alle turbolenze del mercato del lavoro che – nonostante la recente crescita dell’occupazione che riguarda, però, lavoratori maturi e già specializzati – si concretizzano in periodi di attività precaria o non regolare. Precarietà che mina la costruzione di un’adeguata anzianità contributiva, con un impoverimento della pensione di primo pilastro, ma anche con ostacoli all’ingresso e alla permanenza nei Fondi pensione.

Affrontare questi temi, specialmente in un periodo che si prospetta caratterizzato da una bassa crescita, come previsto dall’Fmi, è essenziale, in un mercato del lavoro sempre più caratterizzato da una congenita difficoltà di crescita qualitativa. Inoltre, vanno considerate le nuove tendenze in atto nelle quali il confine tra lavoro dipendente e autonomo è sempre più labile, e nelle quali si registra un sempre più marcato fenomeno di calo della natalità, che mette a rischio l’equilibrio, già labile, del patto generazionale che tiene in piedi il sistema pensionistico. Tenendo bene a mente che il compito principale del secondo pilastro è quello di permettere al lavoratore di accumulare quell’integrazione del reddito pensionistico sempre più essenziale per conseguire l’obiettivo di disporre di una pensione dignitosa. 

 

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