Dai dati aggiornati dell’Eurostat uno spaccato del fenomeno in Europa, con le differenza tra settori di attività, fasce di età e Paesi

 

A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, si potrebbe enfatizzare il fatto che in Europa il gender pay gap è di diversi punti percentuali inferiore agli Stati Uniti. Parliamo del 12,7% contro quasi il 17% e che per l’Italia il dato scende addirittura al 5%. 

Analizzando bene i dati emerge però che almeno per la realtà italiana i numeri rischiano di essere poco rappresentativi e sottovalutare i divari di genere nelle retribuzioni. Infatti, il gender pay gap è calcolato da Eurostat solo su aziende dai dieci dipendenti in su, che in Italia sono relativamente poche rispetto al totale; tanto che secondo i dati di Confartigianato ben il 44% dei lavoratori in Italia è impiegato in imprese con meno di dieci dipendenti. Il risultato è che per l’Italia il dato può risultare sottostimato e il fenomeno delle differenze salariali tra uomini e donne, anche nelle stesse mansioni, potrebbe essere molto più alto.

I dati raccolti in sede europea, oltre a dimostrare la sensibilità verso il tema, sono comunque interessanti sotto diversi profili. Per esempio, permettono di scoprire che le differenze di genere in busta paga tra uomini e donne sono un fenomeno che interessa meno i giovani che le classi di età più avanzate. Questo dato potrebbe essere indicativo di un ulteriore tendenza alla riduzione del divario (passato dal 16,4% del 2011 al 12,7% del 2021) o potrebbe dipendere dal fatto che, come accade spesso, le donne una volta diventate mamme, interrompano la loro carriera lavorativa e riprendano poi ripartendo da livelli di retribuzione più bassi rispetto ai colleghi maschi. 

Un’altra sfaccettatura del gender pay gap europeo analizzata da Eurostat è poi quella delle differenze retributive per comparti di attività. Ciò che emerge, come si può visualizzare nella tabella seguente, è che il divario più elevato si ha nel mondo dello spettacolo, dove si supera il 60% ma anche in settori meno di nicchia come la finanza e le assicurazioni si viaggia sopra la media europea, con quasi il 24%. Infine, molto più marcato che per altre professioni è pure il gender pay gap della sanità che raggiunge il 21%.

Come evidenziato nella prima tabella, a ogni modo, il dato varia moltissimo da Paese a Paese e anche per il dato grezzo, ovvero il divario salariale di genere complessivo, le differenze tra i Paesi sono davvero elevate. Basta guardare i due estremi che sono il Lussemburgo con lo 0,2% e l’Estonia con il 20,5%. L’attenzione a queste tematiche è comunque sicuramente già un passo in avanti rispetto al passato e le diverse iniziative promosse negli ultimi anni dalla Commissioni Europea lo dimostrano. Fra queste la Gender Equality Strategy, pubblicata nel 2020 e la Direttiva sul bilanciamento tra lavoro e vita privata, entrata in vigore nell’agosto del 2022. 

Per maggiori dettagli è possibile consultare il sito della Commissione Ue a questo indirizzo

Condividi: