Dopo un 2022 chiuso con il segno negativo, Bilanciato segna un +3,04% e Sviluppo un +4,14%. I comparti garantiti mantengono la stabilità

Sono tornati in terreno positivo i rendimenti dei comparti finanziari di Previndai: Bilanciato e Sviluppo, che alla fine di maggio scorso segnavano rispettivamente un +3,04% e un +4,14% (i dati sono aggiornati quindicinalmente sul nostro sito). I rendimenti dei comparti assicurativi (che anche nel 2022 hanno comunque chiuso in positivo, attorno al 2%), nello stesso periodo hanno segnato circa +0,7% e +0,6%; dati parziali questi ultimi, che a fine 2023 ci attendiamo convergere sempre attorno al 2%, come negli ultimi anni.

 Il risultato di Bilanciato e Sviluppo rappresenta un rimbalzo rispetto a fine 2022 quando, a causa dell’andamento molto negativo sia delle azioni che delle obbligazioni (evento quest’ultimo piuttosto raro sui mercati), Bilanciato ha chiuso a -11,3% e Sviluppo a -11,7%. Risultati comunque in linea con quelli del mercato dei fondi pensione. Secondo la Covip, l’Autorità di Vigilanza di settore, nel 2022 i rendimenti per i fondi pensione negoziali hanno registrato un -10,5% nei comparti bilanciati e un -11,7% per gli azionari; per i fondi aperti un -11,5% e un -12,5% mentre per le Unit linked dei Pip (Piani individuali pensionistici) nuovi i rendimenti sono stati del -12,3% e del -13,2%. In positivo le gestioni separate dei Pip al +1,1%, che sono paragonabili ai comparti assicurativi di Previndai, Assicurativo 1990 e Assicurativo 2014, che hanno registrato rispettivamente un 2,1% e un 1,76%.

Guardando a un orizzonte temporale di cinque anni i risultati sono anche migliori, anche in confronto alle altre tipologie di fondi pensione.

Dopo un 2022 turbolento sui mercati finanziari, nella prima parte del 2023, nonostante qualche scossone, sembra dunque essere in atto una stabilizzazione. L’inflazione, seppur su livelli molto alti, è in discesa rispetto al 2022 e anche i rialzi del costo del denaro da parte delle banche centrali dovrebbero ormai essere decisamente meno aggressivi se non agli sgoccioli. Il costo delle materie prime, altro elemento che ha influenzato i mercati lo scorso anno, è anch’esso molto lontano dai livelli toccati nel 2022. La guerra in Ucraina, purtroppo, perdura e rappresenta una grande incognita a livello geopolitico cui si aggiunge la competizione strategica tra Stati Uniti e Cina. 

In questo contesto Previndai continua a monitorare l’andamento dei mercati, come sempre, e alla fine di ogni anno, o in qualunque altro momento le condizioni di mercato lo richiedano, è prevista una valutazione per verificare che i portafogli dei comparti finanziari siano ancora adeguati alla situazione generale di mercato e macroeconomica. 

Piccolo approfondimento: Ma cosa c’è dentro i due comparti finanziari di Previndai?

Bilanciato è un comparto che punta soprattutto sulle obbligazioni, che contano per il 55,5% del portafoglio mentre le azioni si fermano al 36% e l’8,5% è rappresentato da fondi di investimento alternativi (Fia), strumenti non negoziati sui mercati finanziari, che permettono di investire nell’economia reale, anche italiana, e dai quali, nel medio lungo periodo, sono attesi rendimenti migliori rispetto alle classi di investimento quotate sui mercati. Il livello di rischio del comparto è medio, con un rendimento medio annuo atteso del 6,3% lordo. Bilanciato è adatto a chi abbia un orizzonte temporale di investimento nel Fondo pensione di almeno dieci anni.

Sviluppo è un comparto definito ‘Azionario’ nella classificazione dell’Autorità di Vigilanza dei fondi pensione. Infatti, per il 59,1% le risorse del comparto sono investite in azioni mentre il 32,4% in obbligazioni e sempre l’8,5% in Fia. Il livello di rischio è alto e il rendimento medio annuo atteso è del 7,21% lordo. È adatto a chi abbia davanti a sé almeno 15 anni di partecipazione al Fondo. 

Infine, qualche parola sui comparti garantiti, Assicurativo 1990 e Assicurativo 2014. Si tratta di investimenti che godono di una garanzia sul capitale e di un rendimento minimo, sono caratterizzati da un rischio basso, mirano al mantenimento del potere d’acquisto e sono adatti a chi sia più prossimo alla pensione, con un arco temporale inferiore a dieci anni.

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