L’Italia può ridurre la dipendenza dagli approvvigionamenti esteri sfruttando le sue “materie prime”: acqua, sole, vento e rifiuti
Ing. Mazzoncini il freddo è alle porte, l’Italia è pronta per affrontarlo?
Per quanto riguarda l’approvvigionamento del gas l’Italia è in una situazione migliore rispetto ad altri Paesi europei, perché abbiamo gli stoccaggi pieni e i flussi di gas ad oggi provengono prevalentemente dai Paesi del Sud, come Algeria e Libia e dal gasdotto Tap. Se il prossimo inverno non si rivelerà particolarmente rigido non dovremmo avere problemi. È comunque fondamentale agire anche in termini di efficienza energetica, che offre ampie possibilità di risparmio, e di riduzione dei consumi.
Questa situazione ‘emergenziale’ quanto a lungo peserà sui prezzi dell’energia per le imprese e i consumatori?
Se ci sarà un accordo in sede europea sul prezzo del gas, potremo avere un impatto positivo sui prezzi in tempi più rapidi; è vero che si sono alzati a velocità incredibile ma con la stessa velocità si potrebbero abbassare. Ciò che auspico è che a livello europeo si riesca ad avere una politica comune e si possa definire, soprattutto sul gas, una sorta di gruppo di acquisto collettivo.
Il cambiamento forzato in atto del mix energetico e delle fonti di approvvigionamento, che oggi è una sfida per l’Italia e il suo settore produttivo, può trasformarsi in un’opportunità?
L’emergenza in corso sta favorendo la consapevolezza della necessità di utilizzare al massimo le fonti rinnovabili per rendere il Paese quanto più possibile energeticamente autonomo. Al riguardo abbiamo presentato uno studio realizzato con The European House Ambrosetti dal quale è emerso che l’Italia è al secondo posto in Europa per disponibilità di fonti rinnovabili mentre si trova solo al 23esimo per autonomia energetica. L’analisi effettuata ha mostrato come il nostro Paese possa triplicare l’autonomia energetica, con un incremento di quasi quattro volte rispetto a quello rilevato negli ultimi 20 anni, sfruttando le nostre “materie prime”: acqua, sole, vento e rifiuti. Considerando inoltre che già prima della crisi le fonti rinnovabili producevano energia al costo più basso del mercato, è chiaro che la transizione avrà un impatto positivo anche sui prezzi.
L’Ue ha accelerato ancora di più sulla transizione green con lo scoppio delle tensioni geopolitiche. Le rinnovabili sono davvero la soluzione?
In un sistema come il nostro, storicamente dipendente dall’importazione di risorse rispetto ad altre realtà europee, un cambio di paradigma è strategico. L’Italia ha oggi il 22,5% di autonomia energetica. Con lo sviluppo delle rinnovabili e l’efficienza energetica, possiamo arrivare a un 58-59%. Oltre a eolico, fotovoltaico e idroelettrico, abbiamo un potenziale di almeno 7 TWh di energia (pari a circa il 2% dell’attuale fabbisogno annuale di generazione elettrica italiana) che si può produrre dai rifiuti indifferenziati, che attualmente stiamo esportando. A questi si aggiungono 6/7 miliardi di metri cubi potenziali di biometano (pari al 22% del gas importato dalla Russia nel 2021). Si tratta di volumi importanti e prodotti che consentono di decarbonizzare la produzione di energia da una parte e, dall’altra, di evitare il ricorso alla discarica o pagare per portare i rifiuti all’estero.
Quanto peserà sui bilanci delle società energetiche la tassa sui così detti extraprofitti del settore?
Il prelievo sugli extra profitti per il nostro Gruppo vale circa 50 milioni di euro che abbiamo versato, come previsto dalla normativa, ma riguardano soprattutto le aziende che estraggono gas; per quelle come A2A che invece impiegano il gas per trasformare l’energia, la situazione è diversa perché a fronte di margini invariati il costo dell’approvvigionamento a monte è cresciuto esponenzialmente. In un momento di emergenza energetica e di speculazione sui mercati come quello che stiamo vivendo, condivido il fatto che le aziende che hanno guadagnato da questa situazione diano il loro contributo.
Cosa chiederebbe al nuovo governo da top manager del comparto energy?
È evidente quanto sia indispensabile sviluppare energia rinnovabile: al governo chiederei sicuramente una ulteriore semplificazione dei processi autorizzativi, ma resta importante anche il ruolo degli enti locali nel supportare lo sviluppo dei progetti.
Guardando ad A2A, qual è il vostro approccio verso le risorse umane? Prevede o pensate di farlo in futuro anche di accendere un faro sulla previdenza complementare, soprattutto per le generazioni più giovani?
Siamo una Life Company e lo sviluppo di un’attenta corporate governance significa per A2A la creazione di valore sostenibile nel lungo termine per l’Azienda e per gli stakeholder di riferimento, tra cui i propri dipendenti. In merito alla previdenza complementare, un faro lo abbiamo già acceso: operiamo per facilitare la consapevolezza dei dipendenti, soprattutto di quelli delle generazioni più giovani, sull’opportunità di iscrizione alla previdenza complementare. I CCNL di riferimento in A2A prevedono specifici Fondi di previdenza complementare di settore. In A2A ci sono due unità organizzative della struttura HR che supportano i dipendenti negli adempimenti amministrativi e organizzano occasioni di approfondimento. Quest’anno ad esempio sono stati organizzati alcuni sportelli informativi e realizzati tre webinar dedicati ai fondi.