La previdenza complementare permette ai manager di mantenere il tenore di vita dopo il pensionamento ma è anche un salvadanaio a cui si può attingere in caso di necessità. E questo salvadanaio è fiscalmente incentivato. Previndai è il “nostro” fondo pensione, quello riservato alla categoria dei dirigenti industriali, che fornirà loro la “pensione aggiuntiva”, quella che si affiancherà a quella dell’Inps quando andranno in pensione. Previndai è il primo fondo pensione italiano per patrimonio, con 14 miliardi, ha oltre 86 mila dirigenti iscritti e una struttura interna dedicata di 50 persone.
Parlare oggi di pensioni è scottante in quanto toccano da vicino il futuro del nostro Paese. Tutti parlano di riforme pensionistiche e ogni anno, all’interno della manovra di bilancio, ci si attendono nuovi interventi da parte del Governo e del Parlamento.

La speranza è sempre quella di poter giungere finalmente alla separazione dei costi della previdenza da quelli dell’assistenza, ma anche di tornare a una equa possibilità offerta dalla perequazione. Di rilievo anche le azioni consigliate per il riscatto laurea e altre forme utili per pensare alle pensioni dei giovani e del domani.

In questa sede mi sia consentito esprimere tutta la mia vicinanza e il disagio rispetto ai colleghi in quiescenza. Non c’è legge di Bilancio, come accennato, in cui il tema delle pensioni non torni in auge, con provvedimenti spesso reiterati. Credo che dovremmo ragionare in termini di previdenza sociale con una formula basata su delle norme solide che garantiscano il benessere dei cittadini, attraverso un ragionamento pieno e ben definito affinché i giovani possano continuare a credere in un modello di welfare. La metà delle nostre pensioni sono totalmente o parzialmente sostenute con un aumento esponenziale della spesa assistenziale a discapito dei contribuenti, verso i quali non c’è più rispetto. Il vero problema è che tutte le misure vengono prese sulla base dei redditi dichiarati, e qui entra in gioco l’importante tema dell’evasione fiscale che, inevitabilmente, solleva la questione dell’equità sociale. Ora noi ci chiediamo, qual è il modello di sviluppo economico e sociale di questo Governo? Ci vuole una visione nuova e noi siamo disponibili a giocare il nostro ruolo, lì dove ci sia una riforma strutturale e con una giusta misura che sostenga il sistema previdenziale.

In questa ottica è evidente l’importanza della previdenza complementare come pensione integrativa che si affiancherà a quella dell’Inps nel momento del pensionamento, la quale non solo funziona come sistema di capitalizzazione per chi versa i contributi, ma contribuisce anche ad alimentare un vero sistema di welfare allargato attraverso gli investimenti dei fondi pensione. Il punto di forza di Previndai risiede nell’esperienza di gestire l’intero ciclo della previdenza complementare, dall’iscrizione all’erogazione delle rendite, attraverso l’analisi dei costi, la possibilità di investimento studiate ad hoc, e un’informazione continua. A questo proposito il presidente di Previndai, Giuseppe Straniero, ha reso noto in un convegno svoltosi a Trieste che a breve sarà in circolazione un’app facilmente utilizzabile, che permetterà a tutti gli iscritti di verificare giorno per giorno la propria posizione.

Il tutto mentre non possiamo sottacere la mancanza, a livello generale, di una cultura previdenziale. Ormai la previdenza è diventata come un abito sartoriale. Ogni posizione è un caso a sé stante. Purtroppo, non siamo mai riusciti ad arrivare ad una omogeneizzazione della previdenza. Ora, al di la dei tecnicismi, il problema risiede anche nel fatto che le persone non hanno l’abitudine di controllare la propria posizione assicurativa, se non al momento del pensionamento. Invito, quindi, tutti a farlo prima, in modo da poter capire in tempo cosa si può lasciar andare e cosa si può ancora recuperare. Ricordiamoci, quindi, che la previdenza complementare è un pilastro fondamentale, considerando che andremo via via verso pensioni sempre più basse. Qual è in tal senso il nostro obiettivo? Chiedere di dare forza a questa misura facendo in modo che tutti vadano verso questa direzione. Una soluzione che genererà più reddito per il nostro futuro. Come farlo? Dare una premialità a chi usufruirà di questa previdenza come reddito.
Il passaggio al sistema contributivo preoccupa soprattutto i giovani. Questo sistema, se in alcuni ambiti potrà andar bene, temo che in altri potrà avere delle gravi ripercussioni. Pensiamo ai giovani tra i 25 e i 35 anni che, in questo momento storico, fanno molta fatica a versare in termini continuativi i contributi dati i cambiamenti nel mondo del lavoro in relazione alle assunzioni. È molto probabile che fra 30 anni ci si trovi di fronte ad un’altra categoria di esodati. Abbiamo visto che una politica meramente assistenziale non può funzionare. Dovremo agevolare in tutti i modi le persone abili al lavoro, per poter supportare le inabili.

Daniele Damele
Presidente FASI
ddamele@fasi.it

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