Nella Relazione sul 2023, l’Autorità sottolinea la crescita delle risorse gestite, a 224 miliardi euro, con una crescita del 9%. Ancora pochi gli investimenti azionari in Italia, anche a causa di un mercato poco sviluppato
Cresce la massa di risorse destinate dagli italiani alla previdenza complementare. Nel 2023 il totale ha sfiorato l’11% del Pil, a quota 224 miliardi di euro, con una crescita del 9% rispetto all’anno precedente. Sono alcuni dei dati presentati lo scorso 19 giugno dalla Presidente della Covip, Francesca Balzani, nella sua annuale Relazione alle Camere.
La crescita degli attivi si spiega tanto con il buon andamento dei rendimenti (dopo il pessimo 2022) che con la crescita degli iscritti, che alla fine dello scorso anno hanno raggiunto i 9,6 milioni (+3,7%), arrivando al 37% della forza lavoro.
Come accennato, nel 2023 i rendimenti di tutte le tipologie di comparto per tutte le forme pensionistiche (fondi preesistenti, negoziali, aperti e Pip) hanno registrato un segno positivo, con gli azionari in media al 10% nei fondi negoziali, all’11% nei fondi aperti e all11,5% nei Pip. Le linee bilanciate hanno segnato rispettivamente un 7%, un 8,3% e un 7%; mentre i comparti garantiti si sono attestati a circa il 4% per negoziali e aperti (dopo i risultati negativi del 2022) e all’1,3% per i Pip. Aprendo una piccola parentesi su Previndai, ricordiamo che alla fine del 2023 il nostro comparto azionario (Sviluppo) ha registrato il +11%, Bilanciato l’8% e le linee garantite (Assicurativo 1990 e 2014) il 2% circa. Da sottolineare che il comparto garantito di Previndai (che è un comparto assicurativo) è rimasto sempre in terreno saldamente positivo (sempre attorno al 2% netto) anche nel 2022.
Ma in che cosa investono i fondi pensione italiani? La Relazione Covip dà molti dettagli sulla composizione degli investimenti della previdenza complementare in Italia. Innanzitutto, l’Autorità di Vigilanza sottolinea che dei 224 miliardi di euro di asset gestiti gli investimenti veri e propri ammontano circa 190 miliardi di euro. Di questi il 56% è composto da obbligazioni governative e altri titoli di debito: i titoli di Stato italiani pesano per il 14% del totale e quelli di altri Stati per 24,6%. Più nel dettaglio, tra i bond sovrani maggiormente presenti nei portafogli troviamo certamente quelli europei, con una prevalenza di quelli francesi, seguiti dai tedeschi, mentre i Treasury americani valgono quasi il 12% dell’insieme complessivo e quelli inglesi il 2,3%. Ancora, le obbligazioni corporate pesano per il 17%. I titoli di capitale sono pari al 21,4% e le quote di Organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) al 16%. Infine, gli investimenti immobiliari in forma diretta e indiretta, presenti quasi esclusivamente nei fondi preesistenti (ma non in Previndai), costituiscono l’1,8% degli investimenti complessivi.
Guardando ai settori in cui i fondi pensione investono, ai primi posti troviamo l’information technology e il finanziario, attorno al 20% ciascuno e buona distanza, attorno al 10%, seguono il comparto industriale e quello sanitario.
Quanto alle attività investite in Italia, complessivamente queste si attestano al 20% in forte discesa rispetto al 30% del 2019, a causa soprattutto del calo dei titoli di Stato in portafogli. “Tra i fattori che contribuiscono a spiegare la ridotta quota allocata nei titoli delle imprese italiane sul portafoglio complessivo, un ruolo rilevante è rivestito dal riferimento a benchmark di mercato diversificati su scala internazionale, nei quali il peso assegnato all’Italia è modesto dato l’esiguo numero di imprese quotate italiane e, in generale, dal limitato sviluppo, a livello nazionale, dei mercati del capitale di rischio e del debito privati”, si legge nella Relazione Covip.
Resta il fatto che da tempo si sottolinea l’impatto positivo che i un maggiore investimento nell’economia italiana da parte del settore della previdenza potrebbe avere sul tessuto economico. Previndai, da canto suo, come primo fondo pensione italiano per patrimonio, con oltre 14 miliardi di euro, si è già mosso in questo senso e ha effettuato diversi investimenti in Fondi di investimento alternativi (Fia) per un totale complessivo di oltre 500 milioni di euro, la metà dei quali investiti in Italia. Per maggiori dettagli sulla composizione degli investimenti dei comparti del Fondo è possibile approfondire qui.