Nel corso della nostra vita, compiamo scelte che influenzano direttamente il valore del nostro salvadanaio previdenziale complementare.

Per questo è fondamentale, quando si parla di pensione integrativa, prendersi il tempo per rivedere con attenzione le decisioni fatte nelle diverse fasi del percorso. In particolare, è utile verificare che le opzioni di investimento scelte al momento dell’adesione al fondo pensione siano ancora coerenti con i nostri obiettivi attuali.

Partiamo dalla composizione del portafoglio: se il salvadanaio previdenziale fosse ancora investito in un comparto finanziario (Bilanciato o Sviluppo), potrebbe essere il momento giusto per una revisione.

Perché? Perché la priorità diventa proteggere quanto accumulato negli anni, più che massimizzare i rendimenti della gestione. Passare alla linea garantita (comparto Assicurativo) significa, infatti, mettere in sicurezza il capitale accantonato negli anni di partecipazione a Previndai. Questo comparto protegge dalle perdite: il capitale è garantito al 100% e si prevede anche un rendimento minimo dello 0,5%. Se questa è un’indicazione valida nella maggioranza dei casi, è vero anche che queste scelte dovrebbero sempre tenere in considerazione una serie di fattori (oltre all’orizzonte temporale che separa dal momento di richiedere la tua pensione di scorta), come per esempio la propria propensione al rischio e la situazione economico-patrimoniale generale. Di certo, però, la programmazione è sempre consigliabile: pianificare per tempo permette di proteggere il nostro salvadanaio previdenziale da eventuali rischi.

Altro elemento molto importante, quando si è vicini alla fine della carriera lavorativa, è conoscere e valutare anche tutte le opportunità disponibili.

Se si arriva al traguardo della pensione nei tempi previsti, le opzioni variano in base ad alcuni fattori. Innanzitutto, l’anzianità di iscrizione alla previdenza complementare: per i vecchi iscritti (prima del 1993) è possibile ottenere l’intera prestazione in capitale (con una fiscalità però spesso penalizzante); per gli altri si prevede che almeno il 50% delle somme accumulate sia trasformato in rendita. Esiste anche un altro caso in cui la posizione si può ottenere al 100% in capitale, quando l’accantonato è meno corposo e la rendita che ne deriverebbe risulterebbe molto esigua.

Ma conosciamo meglio la rendita. Parliamo di pagamenti che sono sempre e comunque vitalizi, cioè erogati finché l’aderente è in vita, ma con possibilità di scegliere delle opzioni affinché la rendita corrisponda al meglio alle nostre necessità.

Ecco tutte le opzioni disponibili:

La rendita reversibile consente di designare, al momento della decorrenza, un beneficiario che continuerà a riceverla in caso di scomparsa del titolare; naturalmente l’importo della rendita sarà tanto più basso quanto più alta è l’aspettativa di vita del ‘reversionario’, per questo occorre valutare se designare ‘reversionari’ molto giovani, come i figli per esempio.

La rendita certa prevede il pagamento garantito per un certo numero di anni: cinque, dieci o quindici, anche in caso di scomparsa del titolare. In pratica, se questi venisse a mancare, la rendita continuerebbe a essere erogata (per il numero di anni indicato) al soggetto designato come beneficiario, e poi cesserebbe. Se invece, anche dopo il periodo di certezza, l’iscritto fosse in vita, continuerebbe a ricevere normalmente la sua rendita, che è sempre, appunto, vitalizia. Oggi questa tipologia è tra le più richieste dagli iscritti a Previndai, che è utile ricordarlo, eroga la pensione di scorta a più di 7mila ex dirigenti.

La rendita controassicurata permette, nella sostanza, in caso di scomparsa, la restituzione ai beneficiari della parte di capitale non ancora erogata sotto forma di rendita.

La rendita Long Term Care prevede il raddoppio dell’importo della rendita nel caso di perdita di autosufficienza, fornendo una protezione maggiore in situazioni di bisogno. Questo tipo di rendita va richiesta entro i 70 anni di età dell’iscritto.

Ricorda: attivare queste garanzie aggiuntive incide in diminuzione rispetto all’importo della rendita erogata, in basso trovi un esempio utile.

Infine, c’è sempre la possibilità di non ritirare subito il proprio salvadanaio previdenziale da Previndai. In questo caso devi sapere però, che trascorso un anno dalla pensione di vecchiaia, alcune condizioni relative ai comparti cambieranno: i rendimenti non saranno più quelli minimi sinora riconosciuti ma quelli effettivamente registrati dalla gestione assicurativa, mantenendo comunque la garanzia del capitale al 100%. Infine, varieranno le tavole di conversione in rendita, cioè i parametri applicati per il calcolo dell’assegno vitalizio, che saranno aggiornate alle attuali condizioni di mercato.

La finalità della previdenza complementare è certamente quella di mettere a disposizione una rendita da affiancare all’assegno pensionistico pubblico per mantenere un buon tenore di vita anche dopo l’addio al lavoro, ma esistono anche delle altre possibilità che è bene tenere in considerazione. Innanzitutto, se si dovesse lasciare il lavoro prima dell’età per la pensione di vecchiaia (67 anni a oggi), si potrebbe pensare all’opzione RITA, la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, che consente di ottenere un’erogazione frazionata e anticipata rispetto al momento della pensione fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia.

Questa soluzione è particolarmente utile perché permette – a chi non lavora più ma prima della pensione di vecchiaia – di attingere al proprio capitale previdenziale in modo graduale, beneficiando di una tassazione agevolata su tutta la posizione: tra il 15% e il 9% in base agli anni di anzianità maturati nella previdenza complementare.

È importante ricordare che la RITA può essere richiesta da chi ha almeno venti anni di contribuzione nel regime previdenziale obbligatorio e si trova nei cinque anni precedenti alla pensione di vecchiaia (o dieci anni in caso di inoccupazione prolungata per almeno due anni).

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