Spunti di riflessione alla luce dei rendimenti negativi dei fondi pensione

di Paolo Pellegrini – Mefop

I rendimenti negativi registrati dai fondi pensione nel 2022 rispetto alla rivalutazione del TFR hanno posto agli aderenti qualche interrogativo circa la scelta di adesione al II pilastro.

A conti fatti, però, possiamo confermare che resta preferibile aderire quanto prima alla previdenza complementare versando il proprio TFR maturando, usufruendo del contributo a carico del datore di lavoro stabilito dalla contrattazione collettiva e beneficiando dei vantaggi della fiscalità di favore.

Tre sono gli elementi chiave che consentono di confermare la valutazione di convenienza del versamento del TFR nei fondi pensione:

  1. il lungo periodo dell’investimento, che deve essere accompagnato da scelte di allocazione coerenti con il proprio orizzonte temporale;
  2. il contributo a carico del datore di lavoro;
  3. la fiscalità di vantaggio dei fondi pensione rispetto al TFR lasciato presso il datore di lavoro/Tesoreria Inps.
  1. Il fondo pensione è un piano di accumulo di lungo periodo

I recenti dati Covip restituiscono un quadro molto negativo per il 2022. Esaminandoli con attenzione, però, vediamo come il rendimento a 10 anni risulta pari o superiore a quello del TFR. Questo vuol dire che nonostante i rendimenti negativi del 2022, chi ha aderito per tempo ha avuto rendimenti medi annui superiori alla rivalutazione del TFR. 

Inoltre, il fondo pensione è un piano di accumulo nel quale versiamo periodicamente TFR e contribuzione: questo implica che il rendimento del comparto non necessariamente coincide con il nostro rendimento, che anzi può essere positivo se il valore di quota del momento di uscita è superiore a quello del versamento. In altri termini, quando il fondo pensione registra un rendimento negativo, questo incide sui versamenti recenti, ma è probabile che seguitiamo a conservare un rendimento positivo sui versamenti più risalenti. 

Possiamo anzi aggiungere che questi rendimenti positivi rendono paradossalmente il momento propizio per il versamento di maggiore contribuzione, perché in questo momento “acquistiamo a poco” ed abbiamo prospettive di migliori rivalutazioni.

I dati Covip, poi, evidenziano che i comparti più prudenti hanno registrato rendimenti inferiori alla rivalutazione, anche decennale del TFR. Questo dato non deve sorprendere visto che questi comparti hanno l’obiettivo di accompagnare l’aderente nella parte finale del lavoro. Né deve destare preoccupazione il rendimento negativo a un anno dei comparti garantiti, visto che la prestazione pensionistica è evento garantito, quindi chi la richiede riceverà una prestazione non inferiore ai contributi versati.

Se dunque abbiamo aderito per tempo al nostro fondo pensione, abbiamo scelto il comparto giusto e abbiamo poi verificato nel tempo che il comparto scelto originariamente fosse quello più indicato per noi, un anno di rendimenti negativi è superabile.

  1. Il contributo a carico del datore di lavoro

Il confronto tra la rivalutazione del TFR e il rendimento del fondo pensione è un esercizio che può avere un impatto mediatico, ma non tiene conto del fatto che chi lascia il TFR presso il datore di lavoro non beneficia del contributo a carico del datore di lavoro stabilito dalla contrattazione collettiva. Nel caso di Previndai il contributo datoriale è del 4% a fronte del versamento del 4% a carico del dirigente: in altri termini, versando il 100% del TFR – 6,91% della retribuzione – più il 4% a nostro carico (totale 10,91%) otteniamo un 4% che altrimenti perderemmo. Si tratta di un “rendimento” di quasi il 40% del versamento a nostro cario…

  1. La fiscalità di vantaggio

Da ultimo va ricordata la fiscalità di favore dei fondi pensione: il TFR è soggetto a tassazione separata e successiva liquidazione d’ufficio da parte dell’Agenzia delle Entrate, mentre quello stesso TFR, se versato nel fondo pensione, sarà assoggettato a una tassazione che può arrivare anche al 9%, in caso di prestazione pensionistica – anche per la parte in capitale – dopo 35 anni di iscrizione al fondo pensione.

A queste considerazioni possiamo infine aggiungere che l’adesione al II pilastro, oltre che vantaggiosa, è anche fondamentale per poter ottenere, soprattutto per i contributivi puri, una pensione complessivamente sufficiente tra I e II pilastro. I rendimenti negativi, in questo contesto, devono indurci a valutare meglio e periodicamente le scelte di allocazione, che sono nella nostra responsabilità, manutenendo periodicamente il nostro percorso di accumulo pensionistico.

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